La stampa 3D è una tecnologia affascinante e densa di opportunità, in particolare per quanti amano progettare e costruire delle proprie strumentazioni per l’astronomia od un’infinità di altre cose.
Ormai il mercato offre svariate stampanti basate sulla tecnologia del filo fuso, sempre più economiche e ormai accessibili per chiunque. Tuttavia, dietro la loro apparente semplicità strutturale vi è un software estremamente raffinato e non tanto semplice. Pertanto, per usare bene questa tecnologia è indispensabile imparare a destreggiarsi un po’ tra i programmi che governano la stampante e, soprattuto, gestiscono gli oggetti da produrre. A questo proposito Internet offre un’infinità di articoli già pronti (p. es. https://www.thingiverse.com/ ), ma per stamparli occorre imparare a governare bene i numerosi paramentri da impostare sulla macchina, quali sono le caratteristiche del filo impiegato, dell’estrusore, le velocità, le temperature, le caratteristiche da ottenere nella stuttura interna del pezzo, ecc.
Di fatto tutti questi modelli tridimensionali vengono pubblicati con dei file in formato *.stl: Tuttavia, per essere utilizzati dalle stampanti a filo fuso è necessario operarne lo “slicing”, ovvero generare un file del modello affettato in un’interminabile successione di piani paralleli, in ciascuno dei quali vengono indicati tutti i percorsi dell’ugello di estrusione, delle sue velocità, la portata del filo dosata in funzione delle contingenti velocità di deposizione, l’eventuale ventilazione per il raffreddamento del materiale depositato ecc.. L’insieme di tutte queste istruzioni costituisce un file scritto in linquaggio G-CODE, simile a quello che si usa in tutte le macchine CN. La conversione del file *.stl in quello in g-code viene operata da programmi di “slicing” ( p.es. Cura https://ultimaker.com/en/products/cura-software , ottimo e gratuito). Basta uno sguardo alle schede di setup di questi programmi per capire quali e quanti siano paramentri da governare nel processo di stampa 3D, che fortunatamente sono in gran parte già pre-impostati di default, almeno per le situazioni più comuni.
Un grande capitolo a parte riguarda poi l’eventualità di realizzare personalmente i progetti 3D degli oggetti che intendiamo produrre. Sicuramente questa è la parte più affascinante, che apre infiniti orizzonti alla stampa 3D, ma impone l’apprendimento di programmi CAD di modellazione in 3D, piuttosto ostici per chi non è del mestiere. Vari programmi sono a disposizione, alcuni anche gratuiti, ma sempre non proprio facili da maneggiare nel caso di modelli complessi.
Concludo questa brevissima introduzione con due esortazioni. La prima è quella di accostarsi con entusiasmo al mondo della stampa 3D, sebbene nella consapevolezza che non è così semplice come lo è la stampa cartacea che usiamo tutti ogni giorno. La seconda raccomandazione è di leggere scrupolosamente della documentazione sull’argomento, prima di un acquisto. In proposito, per cominciare ho trovato abbastanza utile il fascicolo di Futura Elettronica https://www.futurashop.it/libro-stampiamo-in-3d-8330-stampiamo3d, (anche se una sua parte riguarda le spiegazioni sul montaggio della loro stampante 3DRAG, dunque non rivolta a chi sceglie altre tra le svariate e validissime macchine concorrenti ).
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